Microplastiche nelle bottiglie d’acqua: L’INDAGINE

Una notizia fresca che fa riflettere e che DEVE far riflettere.

Prima erano solo voci ma ora non è più un mistero: uno studio recente realizzato dall’organizzazione no-profit Orb media ha rivelato al mondo un’importante scoperta.

Le conclusioni infatti sono degne di nota: a quanto pare quasi tutte le acque minerali contengono piccole fibre di plastica.

Acqua in bottiglia VS acqua del rubinetto

Dovranno ricredersi coloro che pensavano che l’acqua minerale fosse “più buona” e pura di quella del rubinetto.

Secondo la ricerca di Orb Media infatti, il 93% delle acque imbottigliate contengono quasi il doppio delle microplastiche presenti nell’acqua pubblica.

In un mondo ormai invaso dalle particelle di plastica, com’è possibile pensare che esse non riescano a contaminare soprattutto l’acqua in bottiglia?

Non dimentichiamo inoltre che i controlli annuali effettuati sulle acque minerali sono minori rispetto a quelli a cui le Asl e le società che gestiscono gli acquedotti sottopongono l’acqua comunale.

Lo studio sulle microplastiche di Orb Media

L’indagine, condotta dalla ricercatrice Sherri Mason e il suo team, si è svolta prendendo come campione 259 bottiglie d’acqua mineale di 11 diverse marche: Aqua (Indonesia), Bisleri (India), Epura (Messico), Gerolsteiner (Germania), Minalba (Brasile), Wahaha (Cina), sia di proprietà di alcune multinazionali (Aquafina, Dasani, Evian, Nestle Pure Life, San Pellegrino).

Le analisi sono state condotte in collaborazione con la Fredonia State University of New York e, per escludere rischi di contaminazione, tutti i passaggi precedenti l’arrivo delle acque in laboratorio, sono stati documentati attraverso un video.

Per effettuare i test si è scelto di utilizzare una tecnica sviluppata di recente da alcuni scienziati britannici per individuare la presenza di plastica nell’acqua del mare. Il metodo prevede l’uso del colorante Rosso Nilo (Nile Red) in grado di aderire alla plastica e di evidenziarla, rendendola fluorescente, sotto un particolare tipo di luce e a determinate lunghezze d’onda.

Al fine di isolare le microparticelle più grandi di 100 micron, i campioni d’acqua messi in evidenza dal Rosso Nilo, sono stati filtrati e, successivamente, studiati. L’analisi delle particelle ha stabilito la loro composizione (plastiche di vario tipo) e la concentrazione (10 microparticelle per litro). Oltre a queste, però, i ricercatori di Orb Media hanno rilevato anche un’elevata concentrazione di particelle piccolissime (tra i 6,5 ai 100 micron) nell’acqua, di cui però non è ancora stato possibile capire la concentrazione.

Per correttezza, va segnalato che la tecnica del Rosso Nilo non è ancora una prova definitiva in termini scientifici perché il colorante non si lega solo alla plastica ma anche ad altri componenti quali gusci e alghe. Sherri Mason però, è razionalmente convinta che le microparticelle siano davvero di plastica perché residui di gusci e alghe non dovrebbero mai essere presenti nelle acque minerali.

Da dove arrivano le microplastiche?

L’ipotesi è che l’apertura della bottiglia sia la causa principale della contaminazione.

Infatti, quando viene svitato un tappo, può succedere che piccolissimi frammenti di polipropilene cadano all’interno della bottiglia.

Inoltre questo giustificherebbe il fatto che le concentrazioni di microplastiche varino non solo da marca a marca ma anche da bottiglia a bottiglia.

Delle 259 analizzate, solo 17 non sono contaminate.

Ma la situazione a fronte di questa scoperta non è allarmante ma sicuramente dev’essere tenuta sotto controllo.

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Non utilizzi plastica e soprattutto non bevi acqua inquinata.